lunedì 24 maggio 2021

Tisana n°2


Si credeva che il Barbula Tritipyrum Cymbopetalum si fosse estinto nel 2202, ma nel 2287 un esemplare di questo splendido fiore venne trovato su un campo da golf, da un pasticcere marocchino di nome Kessem Al Fassiya. E da allora tutti lo chiamano il fiore di Fassiya. Un nome semplice per una creatura tanto complessa: un po' muschio semovente, un po' angiosperma dei giardini prensili, il fiore di Fassiya è munito di spine retrattili e tentacoli simili a decreti legge. Al centro tiene l'occhio pieno d'acqua, che quando si secca decreta la morte del giardiniere. Attrae gli insetti con una danza primaverile e, con fare ampolloso, si fa impollinare con voluttà. I suoi petali squamati, colorati e rifrangenti come colli di piccione, sono i più psichedelici del regno vegetale. Il sole diretto lo asfissia, il freddo lo addormenta, il caldo lo strazia, l'umido lo secca, il rumore lo disturba. Per gli uccelli prova indifferenza. Se lo si accarezza contropetalo morde, con le sue boccucce carnivore, oramai pressoché innocue, retaggio di un'evoluzione inconcludente. Dopo il suo ritrovamento venne piantato in diverse serre, la prima a Londra e la seconda a Fossignate di Garrubbo. È bellissimo, tutti dicono che è bellissimo. È come un mostro marino. Vederlo fra gli altri fiori è come vedere un pesce mandarino, un pesce mandarino molto buffo e colorato (ma enorme) in mezzo a un banco di sardine tutte uguali. Avrete senz'altro fatto caso, guardando i documentari corallini, che i pesci più banali stanno tutti in banchi numerosi, invece quelli rari sono tutti o molto belli o molto pericolosi. Così è per le piante. Il che vuol dire soltanto una cosa: che la bellezza è una specie di ferocia. Infatti chi osserva il fiore di Fassiya pensa subito che è meraviglioso, ma i ricercatori di psicofitologia dell'università di Foggia ci hanno messo in guardia: dopo aver attaccato i neuroelettrodi auricolari ai suoi piselletti, hanno scoperto che il fiore di Fassiya pensa cose abominevili, irripetibili, con una cattiveria inconcepibile persino dagli esseri umani. Fra l'altro lui li odia, gli esseri umani.










7 commenti:

serenella ha detto...

Buongiorno a te Ciro Teleffe o, se preferisci, Scodellai Sermoni.
Oggi sei il primo buongiorno della mattina e, chissà, forse della giornata, gradito intendo.
Leggere le tue tisane è un piacere, amare al punto giusto, con retrogusto che cambia secondo lo stato d'animo della giornata, ma benefiche comunque.
Cin cin a te e buona giornata :-)
Serenella

Anonimo ha detto...

Buongiorno Ciro Teleffe, aka Scodellai Sermoni,
Grazie per i tuoi racconti “mattutini”,
Allietano questi inizi di giornata sempre un po’ grigi e monotoni.

Germana

Stedipi ha detto...

Buongiorno Ciro e grazie per questo raccontino.
Bello scoprire perché ti chiamo così

Ciro Teleffe ha detto...

🥂

Ciro Teleffe ha detto...

🌈

Ciro Teleffe ha detto...

🔎👀

Fastidiosetta ha detto...

Ho riletto oggi il racconto e devo dire che la seconda lettura è quella dove si empatizza meglio col fiore e meno col pasticcere e l’università di Foggia.