lunedì 31 maggio 2021

Tisanina n°5

 


Lo scrittore Michele Durengo era disperato perché i libri dei suoi colleghi si leggevano tutti d'un fiato, mentre per leggere i suoi ce ne volevano almeno quattro, bene che andava si potevano leggere in tre fiati, proprio tirando tirando in due, ma mai tutti di uno. Si incazzava tantissimo quando leggeva le recensioni.

"Romanzo meraviglioso, mi ha emozionato, mi ha riportato all'infanzia, mi ha preso il cuore e me l'ha stritolato: proprio quello che deve fare un buon libro. D'altronde è il più bello che abbia mai letto in vita mia. Lo consiglio a chiunque, perché è una storia che non si scorda facilmente. Peccato però, ahi ahi ahi, che l'ho letto in ben tre fiati, e con gli stessi fiati, se fosse stato un libro da leggere tutto d'un fiato, ci avrei letto altri due libri. Perciò solo due stelle."

Diventò matto. E invece di assumersi la responsabilità e ammettere che forse c'era qualcosa che non andava nella sua prosa, cominciò a dare la colpa ai lettori. 
«Certo, se non avete i polmoni, è normale che non ce la fate! Magari fumate pure, fate la vita sedentaria, e poi mi venite a lasciare due stelle a me!» Così scrisse un nuovo romanzo, di novecentodiciassette pagine tutte senza punteggiatura, e convocò i giornalisti col seguente annuncio: "oggi vi leggerò il mio nuovo romanzo di novecentodiciassette pagine tutto d'un fiato".
«Ma ne è sicuro, signor Durengo?»
«Ormai l'ho detto».
«Ma ci ripensi!»
«Ormai è deciso».

All'evento si presentarono le più importanti penne del 2096: Ignazio Guido Solone, Pier Paolo Giacci di Hohenstaufen, Adelaide Lucrezia Labbroni, Vittoria Astenti in Calcio d'Angiò, e perfino Clotilde Carambassi, la più temuta dal Durengo.
L'autore era agitatissimo, ma pronto a battersi con pervicacia. Cominciò a leggere senza saltare niente. Tutto d'un fiato dal titolo passò alla quarta, al codice a barre, poi lesse l'ISBN, il colophon e la data di stampa e poi, sempre con lo stesso fiato, le pagine 2 e 3 in scioltezza (che vabbè, erano bianche, c'era scritto solo "a mamma"), poi la pagina 4, la 5, la 6, andava speditissimo, la 7 e così via. A pagina 9 era già blu.

Morì a pagina 21, che comunque era ancora la prefazione.










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