domenica 13 giugno 2021

Tisana n°9


È triste da dire, ma da quando Edda Leoni s'è ammalata, suo marito Mirto Retto è più felice. Non che gli piaccia vederla soffrire, Mirto è felice perché finalmente è lei a dipendere da lui. Per anni era stato l'elemento debole della coppia. Edda si era caricata tutto sulle spalle: il mutuo, le bollette, la dichiarazione dei redditi, il tagliando della macchina. D'altronde quando di queste cose se ne occupava Mirto lei non era mai soddisfatta. Lui cercava di starle dietro, di sbrigare le commissioni facili, ma ogni volta che doveva dimostrare di cavarsela da solo alla fine chiedeva consiglio a lei, e lei lo aiutava, lo indirizzava; lui per esempio si lamentava di come andava il mondo e lei lo consolava. «È la mia roccia è la mia roccia» ripeteva Mirto, finché la roccia non si sgretolò.  All'inizio pensarono a un forte dimagrimento, poi la situazione precipitò. La poveretta deperì, si ridimensionò completamente, perse una dimensione, diventò di due dimensioni, «non c'è molto da dire, è bidimensionale», dissero i medici.

Non è che successe dal giorno alla notte, fu un processo graduale: cominciò a perdere colpi, a essere distratta, le cadevano gli oggetti di mano, si scordava i compleanni, s'impigrì, cominciò a passare dagli spifferi, c'era e non c'era, le sparì completamente l'autostima.

Bisogna stare attenti quando si parla di bidimensionamento, è sbagliato credere che Edda diventò sottile come un foglio di carta, lei non ci arrivava nemmeno, allo spessore di un foglio. Mirto non poteva nemmeno sfiorarla, lei non interagiva più con la materia. Non fosse stato per la luminescenza, non si sarebbe potuta neanche vedere. Era una specie di filmino, ma non un ologramma attorno al quale si può girare, lei era come una diapositiva proiettata da chissà dove e da chissà chi. La si poteva apprezzare soprattutto in corridoio perché lì c'era una parete libera, mentre negli altri ambienti della casa la sua figura si deformava  addosso alle suppellettili. Se per esempio stava in cucina, la sua immagine si ripiegava tutta sul piano cottura, si stagliava sui fornelli e il suo viso si allungava in modo ridicolo sulle maioliche siciliane.

È facile immaginare che, con Edda in quelle condizioni, fu improvvisamente Mirto a doversi occupare di tutto. E a lei doveva andare bene per forza, perché non poteva nemmeno parlare, non aveva le corde vocali per far vibrare l'aria. Lui ogni tanto riusciva a intuire quand'era arrabbiata, perché diventava una specie di faretto baluginante, come il riflesso di un orologio o di uno specchietto che impazziva sul muro. Ma quasi sempre Edda non era che una diapositiva sfocata. Mirto guardava i suoi occhi quando questi si proiettavano sulla parete, e soffriva per lei, cercò di non farle mancare niente, comprò delle tele di grandi dimensioni e le posizionò in vari punti della casa, una a capotavola, una sul divano, una nella doccia, cercò di rendere liscia ogni superficie per farla stare comoda in tutte le stanze.

Sul soffitto della camera da letto aveva appeso uno specchio, la sera spegneva la luce di modo che lei, nottilucente, s'irradiasse su di lui come un cinematografo. Questo era il loro escamotage per fare l'amore. Il matrimonio tornò a splendere come agli albori. 

Un pomeriggio, mentre perdeva tempo come fanno tutti, esseri tridimensionali e non, la proiezione di Edda finì per caso sul modem. Il modem emanava una lucetta, fra lucette s'intesero, e senza ambagi si fusero. In quanto bidimensionale, Edda scoprì che poteva accedere a internet con tutta sé stessa, poteva entrare tutta quanta nel web e tornare a gestire tutto da lì, riprendere il comando della casa, ordinare la spesa, lavorare in remoto, pagare le bollette, parlare attraverso un assistente vocale, mettere la musica, comprare ogni sorta di prodotto, gestire il calendario di Mirto e puntargli la sveglia la mattina. Ma decise di non dire niente e di tenersi ben lontana da ogni faccenda.

Mirto nello stesso periodo fece dal canto suo un'altra scoperta notevole: una mattina al supermercato incontrò un amico dottore, si misero a parlare del problema di Edda e quello gli diede dello scemo, gli disse: «ma quella è una malattia che si cura facilmente! Capirai: tu basta che le dai un po' di vitamina D, e nel giro di un mese ti torna in 3D!»

«Grazie, davvero grazie, non so come ringraziarti», disse Mirto, ma tornando a casa si ripromise di non dire una parola. Aprì la porta, sistemò la spesa nel frigo, abbassò le tapparelle per fare buio, e Edda sfolgorò prontamente sulla parete. Ecco come si amavano, Edda Leoni e Mirto Retto. 


Oggi ci è andata di lusso perché la tisanina è venuta accompagnata da quest'illustrazione di Emanuele Simonelli















4 commenti:

serenella ha detto...

stavolta mi sono commossa.
Buongiorno a te Ciro :-)
Serenella

Unknown ha detto...

Mannaggia a te Ciro. Che metafora!

Ciro Teleffe ha detto...

:)

Alessandro ha detto...

Complimenti, questa volta ti sei superato!