venerdì 25 giugno 2021

Tisanina n°11


 Il superpotere di Cosimo Felè

C'era un tipo a lavoro da me che l'hanno licenziato perché era squisitamente inutile, si chiamava Cosimo Felè e per far capire quanto fosse inutile mi basterà dire che era figlio di pescatore e non era capace nemmeno a comprare il pesce fresco. Avoglia a spiegargli che si vede dall'occhio, lui diceva che gli occhi dei cadaveri non sono come quelli dei vivi, che non si può guardare negli occhi un cadavere prima di cucinarlo senza corrompersi un po'.

Era inaffidabile sotto ogni punto di vista. Anche per il nostro lavoro di vigilantes, che è un lavoro semplice, era del tutto inappropriato. Apriva il cancello a tutti, non si accorgeva di niente perché stava sempre a testa bassa a leggere un sacco di libri. E le poche cose in cui era bravo erano proprio inutili.

Sapeva mettere la musica quando c'era vento, così le piante sembravano ballare.

E giuro che faceva ridere questa cosa, tutte le volte, ma io non l'ho mai ammesso.

Sapeva fare le foto alle cortecce degli alberi che somigliavano a delle facce. Le trovava tutte lui, si faceva le passeggiate apposta. Vedeva le facce ovunque. Mi ha spiegato che era una sorta d'illusione del cervello che si chiama pareidolìa, e che lui era molto pareidolico, e che con un po' di allenamento chiunque, anche uno come me, poteva diventarlo.

Per carità, gli ho detto.

Ma quello che mi sconvolse più di tutto, è che gli bastava leggere un paio di righe di romanzo per dirti di che colore aveva gli occhi lo scrittore. 

Non gli credevo. Ho fatto le prove con Google alla mano. Poi mi sono detto adesso gli porto io qualche libro di qualche scrittore che non conosce, e vediamo. E ho visto. Ci prendeva sempre.

Diceva che era un superpotere. Io invece penso che un superpotere deve essere utile a qualcuno, deve salvare le persone. Chi vuoi salvare con questo superpotere? L'unica cosa che riuscì a fare con questo superpotere fu farmi arrovellare il cervello dalla curiosità e trasformarmi in un lettore accanito pure a me. Che uno potrebbe dire: lo vedi?, ti ha salvato! E io dico no, mi ha condannato.

Ho tentato invano di scoprire il suo trucco, ma l'unica cosa che disse al riguardo fu la seguente: Ascolta bene, è più facile a farsi che a dirsi. Vale per i maschi, per le femmine, per chiunque: se per esempio chi scrive parla di donne, e tu di queste donne non riesci mai a vederne il volto... oppure se c'è sempre una porta chiusa e delle scale molto ripide, allora chi scrive ha gli occhi neri.

Se i dialoghi ti sembra di sentirli nelle orecchie, e se le vie sono molto assolate, e se parla di dolci, allora ha gli occhi azzurri, non ti puoi sbagliare.

Quando la scena è piena di ombre e in te s'insinua il sospetto, oppure se ci sono tanti personaggi anziani, probabilmente ha occhi molto rari color ambra.

Se quando leggi senti un odore forte d'ospedale, e se le parole risuonano nella tua testa come passi in un museo, inevitabilmente stai leggendo parole d'occhi grigi.

Se ci sono animali, foglie, mani che afferrano e fanno di tutto, cento per cento sono occhi marroni.

Gli occhi verdi hanno una gran sensibilità nel descrivere gli spazi, giri pagine su pagine per vedere se succede qualcosa e anche quando non succede niente sembra sia successo chissà che.

E poi ci sono i capolavori, e lì non ti so dire, perché gli occhi di chi scrive, finché scrive, sono di tutti i colori.














2 commenti:

Lucicuci ha detto...

Ok adesso abbiamo scoperto il superpotere di Ciro

Ciro Teleffe ha detto...

🦸‍♂️