lunedì 5 luglio 2021

Tisana n°12


 Il significato dell'esistenza

Com'è noto, in un famoso racconto di Voltaire intitolato Micromega, salta fuori che il 5 luglio del 1737 un alieno di nome Micromega è venuto sulla terra insieme a un suo amico, alieno pure lui, ma di un altro pianeta ancora.

Per moltissimi anni abbiamo creduto fosse un racconto frutto della fantasia del filosofo illuminista, ma col tempo e i continui segnali provenienti dallo spazio ci siamo dovuti ricredere. Micromega non era finzione, era cronaca. Forse Voltaire aveva cambiato il nome del personaggio, magari l'alieno non si chiamava esattamente Micromega, magari aveva un nome impronunciabile tipo ƏƈƊƝƜƸƹƻƻƼƾƪƂ, però era vero, era vero tutto, era vero che era un gigante, così grande che poteva saltare sul Mediterraneo come fosse una pozzanghera, e era vero che per lui le balene erano grandi come formichine, di quelle piccolissime, e ai suoi occhi gli uomini erano così microscopici che poteva vederli solo tramite una lente.

La notizia è dunque la seguente: Micromega è esistito, e probabilmente esiste ancora. Eh sì perché, come racconta il filosofo, questi alieni hanno un'aspettativa di vita proporzionata alle loro dimensioni, e vivono così a lungo che hanno tempo per riflettere in modo approfondito sui massimi sistemi, perciò sono anche parecchio saggi. Infatti quando Micromega si accorse che sul piccolo pianeta chiamato Terra vivevano dei microscopici esserini chiamati uomini, si mise a riflettere. Parlò con loro e stabilì che, nonostante le ridicole dimensioni, non erano così scemi, e dopo averci parlato decise di fargli un favore: gli donò un libriccino in scala umana che, a detta sua, doveva contenere il significato dell'esistenza. Il significato dell'esistenza. Il significato dell'esistenza. Lo ripeté come un'eco, mentre se ne andava.

E poi, dice Voltaire, quando gli umani aprirono il libro, non trovarono altro che pagine bianche.

E questo ci fa pensare a una produzione editoriale leggermente più recente: Guida galattica per autostoppisti di Douglas Adams, in cui c'è scritto che la risposta alla domanda fondamentale sulla vita, l'universo e tutto quanto, è... (spoiler) il numero 42. Il che non ha praticamente senso, ma quello era un romanzo, e poi anche un film, mentre Micromega è esistito per davvero e forse esiste ancora; e poi Voltaire era un illuminista, credeva nella ragione, era uomo di scienza e tutto quello che ha scritto in quel racconto è verità.

Come lo sappiamo? Beh, grazie a Colette Fatumata, una filologa con un passato da piromane. Fu lei a ritrovare il famoso testo di Micromega, non il racconto (quello si trova anche gratis in pdf), ma quello lasciato dall'alieno prima di ripartire.

Lo trovò per caso in una bancarella dell'usato della libreria Sedon di Bécherel, un piccolo borgo della Bretagna famoso per l'alta concentrazione di librerie: otto per ogni abitante.

«I libri usati delle bancarelle sono i migliori», diceva sempre Colette. «Sì è vero, molti saranno pure libri che la gente si è pentita di aver comprato, ma la maggior parte sono appartenuti a persone abituate a partire all'improvviso, o che all'improvviso si sono ritrovate senza un soldo in tasca e sono state costrette a vendere quel poco che avevano. Persone disattente a certi aspetti della vita, come gli investimenti, il risparmio, la stabilità: le persone coi gusti migliori, in fatto di libri».

***

Il pomeriggio del 7 dicembre del 2604 arrivò una telefonata al centro studi di filologia aliena e interpretazioni di messaggi spaziali. Era Colette Fatumata, che diceva di avere scoperto l'inghippo.

Ammise che stava osservando il libro pericolosamente vicino alla fiamma di una candela. Riconobbe a mezza bocca che lo stava facendo perché era un'ex piromane e ogni tanto la tentazione era forte, ma in quel caso era stata fortunata, nel senso che l'adrenalina scaturita al pensiero dei fogli in fiamme, lasciò spazio all'emozione della scoperta: la pagina bianca, sottoposta al calore della candela, piano piano cominciò a colorarsi, e non del colore marroncino di cui si tinge la pagina bruciata, ma del colore nero della china.

«Quel buontempone di Micromega! Ha usato un inchiostro simpatico!», spiegò la filologa, «probabilmente fatto con del succo di limone o un succo di qualche frutto alieno con le stesse proprietà».

Si sparse subito la voce, e una folla di curiosi e giornalisti si formò immantinente di fronte alla casa di Colette, in Rue du Faubourg Berthault 6, Bacherel. 

Lo spettacolo a cui dovettero assistere fu però quello delle fiamme altissime, del fumo nero che galoppava verso il cielo, e che poi si dissolveva in arabeschi via via più leggeri, come l'inchiostro che si scioglie a contatto con l'... «Acqua! Ci serve più acqua!» urlavano i pompieri improvvisati. Ma alla fine non poterono far altro che fuggire, con gli occhi che bruciavano e le lacrime che evaporavano.

La casa di Colette, l'intera Rue du Faubourg Berthault e Bacherel tutta, le sue migliaia di librerie, divennero cenere nel giro d'una notte.

Il corpo carbonizzato di Colette venne ritrovato che era un tutt'uno con la scrivania, e con la marea di libri che furono la sua vita. E la sua morte.

Quel mattoncino nero che teneva in mano, e che si sgretolò non appena provarono a sfilarlo, era probabilmente l'unica copia esistente del manoscritto di Micromega. Il significato dell'esistenza era andato bruciato.

Ci sono a questo punto due ipotesi.

Ipotesi uno: Colette, dopo aver letto il significato dell'esistenza, ha avuto un mancamento e, cadendo a faccia avanti sulla scrivania, ha urtato col libro la candela, la quale poi è caduta su un foglio e il fuoco si è propagato divorando tutto quanto.

Ipotesi due: lo ha fatto di proposito, perché il significato dell'esistenza è una roba insostenibile, un dolore così inutile e ineluttabile che doveva andare distrutto di corsa. Fatumatata potrebbe aver capito che l'esistenza perderebbe di senso, se quel senso ci venisse svelato.

La scelta fra queste due ipotesi dipende dall'indole di ognuno. I cinici propendono per la prima, i sognatori credono alla seconda.

I realisti come noi pensano soltanto che non ci è dato sapere, e che questo racconto è un imbroglione come gli altri sopracitati e come l'esistenza stessa: promette, promette chissà quale significato, inizia dal nulla senza che nessuno abbia chiesto niente, e poi finisce all'improvviso.

In mano non resta che cenere.















3 commenti:

serenella ha detto...

Buongiorno caro saggio Ciro, le tue tisane di mattina presto sono più terapeutiche dell'antipertensivo. Grazie <3

Ciro Teleffe ha detto...

E allora, e andiamo, ma vieni!

Anonimo ha detto...

Bella un abrazo volemoce bene