lunedì 12 luglio 2021

Tisanina n°14


 Demetra Cribari

Demetra Cribari si schiantò contro il Mc Donald di Zodi, provincia di Brustambate di Legnago, il 28 marzo 2047, ore 11:32 del mattino.

C'era il pienone, c'era la fila lì fuori, tutti i tavoli occupati all'interno. Sono morti tutti, tranne Demetra Cribari, che quando la recuperarono somigliava a un Bigcheese con molta salsa barbecue, solo che la salsa non era salsa ma sangue misto a interiora, e faceva le bolle e dalle bolle usciva una voce che diceva: «un McMenu grande, per favore».

I sanitari la raccolsero e in sala operatoria la ricostruirono,  102 ore di intervento chirurgico slowfood. La dottoressa che la ricompose, Giulia Misbeffi, entrò in lizza per il Nobel ma lo rifiutò preferendo una stella Michelin.

In tutta questa storia, ciò che fece davvero emozionare gli italiani fu il carattere di Demetra. Basti pensare che prima di allora non aveva corso mai, se non per andare al Mc Donald di Zodi, ma dopo quel tragico incidente, nonostante non avesse più delle gambe che si potessero dire gambe, bensì delle minuscole e innumerevoli protuberanze croccanti simili a Mc Nuggets, Demetra Cribari diventò un'Atleta. Come avrete notato, con la A maiuscola.

Ero una vera pappamolla, prima di quel 28 marzo. Passavo le giornate a scrollare il telefonino e a ordinare cibo a domicilio. Se lo avessi fatto anche quella mattina, invece di recarmi personalmente a Zodi, oggi non sarei qui, a sollevare al cielo la mia trentaduesima medaglia d'oro nella disciplina di tuffi dalla scogliera quando c'è la secca, e nemmeno deterrei il guinnes dei primati di persona che ha mantenuto per più tempo la testa nella bocca del coccodrillo, per non parlare del fatto che quest'anno sono diventata la capitana della squadra di PAP (Palla Avvelenata Perdavvero) di Brustambate. L'anno che viene andiamo in Champions...

Questa è l'ultima intervista che abbiamo di Demetra. E ora siamo di nuovo tutti qui, preoccupatissimi, eh sì perché la nostra eroina sta combattendo l'ennesima battaglia. Sembra così lontano venerdì scorso, quando la davamo tutti per favorita al torneo di testate col montone. Non è bastato il caschetto protettivo (forse non omologato) a proteggere Demetra dai capricci del destino. Il montone ha avuto la meglio e Demetra Cribari si è spaccata a metà. Una delle due metà è rotolata giù dalla collina, rimbalzando fra le rocce appuntite e terminando la sua corsa fra i rovi. I cani stanno trovando ancora tanti brincelli di Demetra. Il montone è stato soppresso questo lunedì, ma della salute di Demetra si è detto pochissimo.

«È stabile, ma non possiamo ancora sbilanciarci,  l'abbiamo messa in freezer», ha detto Giulia Misbeffi.

Starebbero tentando di rimpastare alcuni rimasugli recuperati qua e là insieme agli scarti del montone stesso: è quanto emerge dalle stories pubblicate di recente dalla dottoressa Misbeffi. Un suo like alla foto di un hamburger ci fa ben sperare.

"Siamo tutti con te, Demetra, non mollare, sei un esempio per chi non si arrende, sei la voglia di vivere, sei speranza". Sono solo alcuni dei messaggi che arrivano costantemente in redazione.

E guardate questo marciapiede, siamo di fronte all'ospedale di Brustambate, dove si trova ricoverata, c'è chi lascia dei fiori, chi dei bigliettini, eccone uno: "Combatti per noi, stoica guerriera", firmato Anna, 5 anni.

Guardate che atmosfera: c'è chi accende una candela, chi prega, chi piange disperato.

Ecco qui un cartello scritto da un tifoso, ma non un tifoso qualunque, si tratta del preparatore atletico Rolando Merendi, lo leggiamo, dice così: "Cara Demetra, vogliamo tutti rivedere quel sorriso. Anche se non hai più avuto dei veri e propri denti, a noi ci è sempre piaciuto. E sogniamo di rivedere i tuoi occhi, anche se li hai persi quando sei diventata la donna che ha fissato per più tempo il sole e ora sono solo due pallette da ping pong incassate nelle orbite. E poi vogliamo vederti di nuovo saltare, anche se i tuoi non erano esattamente dei salti, ma esplosioni disperate di orgoglio, e anche se a ogni salto rinunciavi a brandelli di tessuto epiteliale, vogliamo che zompetti, Demetra. E vogliamo vederti di nuovo felice al fianco di tuo marito Fulvio e dei tuoi figli Samuel, Manuel e Gabriel. Ci basta poco, cara Demetra, ci basta che torni. Anche solo un pezzettino".
















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