mercoledì 14 luglio 2021

Tisana n°15

 Il Ringalluzzimento umano.

Siamo nell'8679 d.C., che è come dire il 1784 d.s.C. (dopo il secondo Cristo), o come dire 3826 dopo la fine definitiva della Terra.


Il professor Turandozzi sta tenendo una lezione di storia e letteratura galattica.

«Riprendiamo da dove eravamo rimasti la scorsa volta. Dicevamo: il periodo che va dalla metà del 4100 fino alla fine del 4500 è conosciuto col termine di R i n g a l l u z z i m e n t o: un'epoca in cui gli ultimi terrestri concentrano tutti i loro sforzi nell'esplorazione dell'universo e riescono, con una piccola élite, a viaggiare oltre la velocità della luce. Dovete pensare che per trovare l'energia necessaria alla realizzazione di quest'impresa ci volle un enorme dispendio di vite umane. Oltre il 99% della popolazione terrestre lavorò giorno e notte per consentire a pochi eletti di tentare la fortuna nello spazio.

«Chi sono questi eletti: be', aristocratici ci verrebbe da dire, i ricchi della Terra... ma attenzione, non è così. Perché anche i ricchi e i potenti avevano paura, non sapevano a cosa sarebbero andati incontro nel vasto universo, e perciò decisero di mandare avanti i cosiddetti "Migliori".

«I Migliori erano uomini e donne capaci, addestrati, intelligenti e forti fisicamente che, una volta scoperti nuovi pianeti adatti a ospitare la vita, sarebbero dovuti tornare indietro a prendere, a quel punto sì, i regnanti della Terra.

«Quindi ecco che all'inizio del quinto millennio, intorno al 4100, i "Migliori" esemplari dei nostri antenati si lanciano in questa nuova avventura. Ma con che spirito lo fanno?, con quale sentimento s'imbarcano, secondo voi? Ma è chiaro! Col sentimento di chi fugge, col rimpianto di chi abbandona la propria casa e,  soprattutto, col terrore di chi non sa cosa l'aspetti al di là del proprio sistema.

«Apro una piccola parentesi: (studieremo poi in letteratura protospaziale del Ringalluzzimento, il famoso "Diario di bordo e di speranza" della comandante Zara Corbeschi, che contiene in nuce tutti i timori, i sogni e la speranze della razza umana dell'epoca. Ci faranno tenerezza e anche un po' orrore, questi terrestri, e inoltre scopriremo, nel meraviglioso diario di Corbeschi, le tappe e gli episodi più interessanti del viaggio. Il tutto, peraltro, scritto in un delizioso esperanto).

«Bene, a differenza dei nostri terrorizzati avi, noi già sappiamo cosa li stava aspettando: due pianeti abitabili (loro usavano il termine "esopianeti" per dire che si trovavano al di fuori del loro sistema solare, questa ricordatevela perché ve la chiederò). Dov'ero rimasto... mi sono perso... Ah sì, i pianeti abitabili... che sono poi i pianeti in cui viviamo tuttora: la nostra vicina Kepler 22-b, ribattezzata poi Orlando, che ruota attorno alla stella Kepler 22, ribattezzata Nuovo Sole, e la nostra Proxima D, che orbita come sapete attorno a Proxima Centauri.

«E cosa trovano in questi nostri pianeti? La vita, ragazze e ragazzi!, la vita che bramavano più di ogni altra cosa. Entrano in contatto con degli esseri molto interessanti, esseri che, come sappiamo, in gran parte si sono estinti.

«State molto attenti.

«Qual è l'aspetto più importante della faccenda? È che, dal punto di vista dei terrestri, questi esseri erano in qualche modo inferiori. Certo, alcune creature erano pericolose, ce n'erano di feroci, proprio qui, dove viviamo oggi... alcune mordevano, altre pungevano o graffiavano, alcune sputavano sostanze tossiche, ma nulla che non fosse gestibile con le armi che gli umani avevano in dotazione. Quindi capirete bene che è da questo momento in poi che nasce il concetto di Ringalluzzimento.

«Oh, apro un'altra piccola parentesi: (per essere precisi, Ringalluzzimento è un termine relativamente nuovo, coniato soltanto un paio di secoli fa dallo storico Cirotto Teleffoni, ma rende bene l'idea dello stato emotivo in cui si dovevano trovare questi avventurieri). Immaginate delle persone stanche, affrante, con un senso di colpa molto forte legato alle condizioni del loro pianeta d'origine, che viaggiano terrorizzate, disperate in uno spazio inesplorato e finalmente, quando incontrano nuove terre e nuove forme di vita, scoprono non solo di non essere soli, ma anche che queste terre e queste creature sono facilmente assoggettabili.

«A quel punto, da una condizione di profonda angoscia, passano ad avere la netta sensazione di appartenere a una specie prescelta, preferita da qualcosa... da qualcuno.

«Ricominciano cioè a pensare a dio. Pur avendo smesso (con grandi giovamenti psicologici) circa mille anni prima, ricominciano a sognare una divinità intelligente, un dio sempre più umano, e si godono tutti i frutti e le bellezze dei nuovi pianeti come se gli spettassero di diritto: cascate, laghi, mari, montagne, terre fertili e pietre lavorabili, minerali bellissimi e carichi di energia, frutta e verdura dai sapori mai provati.

«I "Migliori" non conscevano, per esempio, la paracca: immagineteli nell'atto di sbucciare questo frutto per poi scoprire che parla, e poi mangiarlo, perché l'unica cosa che dice la paracca è "mangiami", e sentire il sapore della felicità che la paracca sintetizza così bene.

«Oppure pensiamo al loro primo assaggio del marguazzo, molto salato ma ottimo per aumentare il quoziente intellettivo. Non dimentichiamoci poi che all'epoca gli umani si nutrivano anche di animali, quegli stessi animali che ritenevano inferiori ma che inferiori poi non sono, noi lo sappiamo, loro no, loro erano in pieno Ringalluzzimento, non comprendevano molte cose, troppi marguazzi dovevano mangiare ancora, prima di capire davvero...

«All'inizio non sapevano nemmeno che gli scolobbrobri dalle sei zampe fossero dei gran manipolatori: per chi non li conoscesse gli scolobbrobri sono quegli insetti molto piccoli, proprio microscopici che, riunendosi in sciami collaudatissimi, possono assumere le sembianze di qualsiasi altro animale, sedurlo e farci l'amore per puro godimento. Ora sono abbastanza rari, ma all'epoca erano molto diffusi e i terrestri si lasciavano spesso abbindolare.

«Oppure prendiamo lo psicopesce, che se ci parli ti senti meglio.

«O l'idromorbido, o l'aprepè, che sanno sognare tutto quello che gli va.

«O le cambrille, che hanno il dono dell'ubiquità.

«O i lucigassi, che fanno luce sui misteri.

«O le sarpamolle, abilissime con le equazioni.

«O i corbostrofi, barzellettieri inimitabili.

«O i sorbaccelli, che non hanno mai giudicato nessuno e non insistono mai.

«O le piattulille, che si automangiano all'infinito e non hanno bisogno di niente.

«O le trofillacce, che viaggiano nel tempo.

«O i minchiosozzi, che scrivono solo grandi canzoni...

«Possono tutte queste creature meravigliose, maestre di vita, essere considerate oggi, alla luce di quanto sappiamo, inferiori ai nostri avi? Ovviamente no, e anche noi, dopotutto, ragazzi e ragazze, abbiamo ancora molto da imparare.

«Bene, la lezione è finita, vi interrogherò domattina, avete perciò 102 ore per ripassare, prima che il nuovo sole tramonti e risorga. Chi non si fa interrogare è un terrestre che mangia marguazzi».
















2 commenti:

Lucicuci ha detto...

Una tisana veramente marguazza..

Massimiliano ha detto...

leggere questo racconto ha lo stesso sapore di un Marguazzo farcito gianduia